Mi piace viaggiare da solo ma se c'è l'occasione io accetto ben volentieri la compagnia di un amico. Per questa ragione talvolta uso "noi" intendendo con questo pronome la mia amica Monica ed io.
Siamo partiti dall’aereoporto di Bologna venerdì 21 marzo e siamo arrivati ad H.K. il giorno dopo. Il viaggio è stato lungo e tranquillo: 12 ore non-stop.
Durante il volo ho potuto mangiare diversi pasti, ascoltato musica e visto film. Siamo arrivati ad H.K. poco dopo mezzogiorno di sabato. Dopo le formalità doganali abbiamo raggiunto l’albergo in centro città. L’Hotel dove abbiamo alloggiato è nel centro di Hong Kong, sull’isola.
E’ stato fantastico quando ho aperto la porta della camera d’albergo: dalla vetrata e dal 27° piano vedevo tutta la baia con il canale “Harbour”e la Kowloon, la penisola dove ci sono molti negozi e la Borsa.
E quando cadde la notte: tutta la città illuminata, piccole imbarcazioni che transitavano nella baia, un continuo andirivieni di auto, taxi sotto all’albergo.
La sera stessa ho fatto una crociera nella baia con una vecchia e tipica imbarcazione chiamata “Giunca” e cenato in un classico ristorantino nella parte vecchia della città adiacente al canale.
Serata tranquilla e divertente anche quando dopo abbiamo raggiunto il Peak, Victoria Peak, collina che sovrasta HK. Una vista sulla città illuminata a mezzanotte è stato il momento più bello della giornata che stava per finire.
A me piacciono molto le città di notte perché attraverso una illuminazione il più delle volte cambiano aspetto. Trovi tanta gente che gira, pubs gremiti di giovani e ristorantini lungo le stradine del centro.
La domenica abbiamo visitato il porto dei pescatori di Aberdeen e la piccola isola di Cheng Chao.
Quest’ultima mi era stata consigliata da un italiano che vive ad HK incontrato nel volo verso HK.
Aberdeen si può descrivere come il classico villaggio che si stà ampliando costruendo grattacieli in un paesaggio di foreste e boschi incontaminato e tranquillo a differenza della città di HK che si trova dall’altra parte dell’isola.
Ho pranzato assieme ad un pescatore su un Sampan, piccola imbarcazione a motore apparsa la prima volta durante le storie di spionaggio della guerra nel Viatnam, durante la navigazione nella baia e tra le imbarcazioni-abitazioni degli stessi pescatori.
E’ stata una bella emozione mangiare ciò che loro mangiano e con le bacchette. Noi italiani, si sa, amiamo la buona cucina e molte volte facciamo fatica ad adattarci alle abitudini di altri Paesi e Popoli.
All’isola di Cheng Chao è stata come farsi una tranquilla camminata su un isolotto le cui vie erano piene di visitatori locali e della metropoli vicina che con figli appresso giravano fra i mercatini ambulanti sparsi per l’isola. L’unico mezzo di trasporto erano le biciclette e quindi tranquillità assoluta sotto un sole cocente e molto caldo. Giornata trascorsa allegramente e con una spensieratezza e tranquillità quasi surreale.
Noi ci sentivamo sempre più desiderosi di esplorare il Paese così nei giorni successivi abbiamo visitato la colonia di Macao fino a poco tempo fa possedimento Portoghese.
Ciò che ancora è rimasto impresso nella mia mente di HK è la grande varietà di scene contrastanti: i grattacieli inondati di uomini d'affari - la tecnologia -, le case galleggianti dei pescatori costruite sui Sampan - la semplicità del quotidiano -, la fitta rete di strade e viuzze a Macao dove ci si potrebbe perdere se il leggero vento marino non ti indicasse da che parte è il mare. Ed è così che andando contro vento si può trovare la via d'uscita da quei labirinti.
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